QUALCOSA COMINCIA A CAMBIARE – Parte Seconda
Nel mercatone italiano siamo – ormai – ossessionati dalle urla scomposte di protagonisti (falsi protagonisti), comprimari (falsi comprimari), prime donne e primi uomini, e, come diceva Sciascia nel “Il giorno della civetta”, uomini, mezzi uomini, ominicchi, piglianculo e quaquaraquà, convinti di poter parlare ed influire urbi et orbi perché dotati di scienza infusa. Quanto prima, onde parare eventuali avventate contestazioni, si muniranno di certificati in tal senso, rilasciati da eminenti scienziati, supportati dai risultati di rigorosissime indagini cliniche.
La rissa, anzi le risse, riguardano, da 25 anni, il leader politico, di turno al Governo e parte degli uomini e delle donne (ahi, ahi) della sua squadra. Invero, anche quando sono all’opposizione.
In particolare, e per lo più, ci si addenta, reciprocamente, sulla moralità dell’uno o dell’altro; sul precedente “penale” dell’uno o dell’altro; sui procedimenti penali pendenti a carico dell’uno o dell’altro, (anche di un famigliare va bene); sul tipo di reato di cui si sia o si sarebbe macchiato. Insomma chi ricopre un incarico pubblico, e comunque di potere, deve portare – sempre – con sé il certificato penale generale aggiornato “di ufficio” del tribunale – quello che riporta tutti i reati commessi per intenderci, e non quello, depurato, rilasciato a richiesta di parte, ed esibirlo in ogni momento (suggerisco di inserire il tutto nella carta di identità. Con la tecnologia moderna non dovrebbe essere difficile, nemmeno per il continuo aggiornamento). Ma a chi esibirlo?
È ovvio, alla ululante squadra che supporta l’avversario politico che insinua dubbi sulla adamantinità!
Epperò il sistemista (cioè colui che è riuscito a far parte del sistema) deve portare con sé anche un altro certificato del tribunale: quello dei carichi pendenti a suo carico. Cioè il certificato che attesta che a quella data, sia o non sia, oggetto di un’imputazione penale. Munito di questi due certificati può azzardarsi a partecipare alle cosiddette udienze del popolo, meglio note come linciaggio day, che vengono celebrate in vari quotidiani programmi televisivi, radiofonici e a quelli sulla carta stampata ed, ormai, anche, nel Parlamento.
E se poi l’appeso (alla corda) dovesse risultare innocente? èmbè? È il risultato di oggi ciò che conta, bambinone!
Poiché la legge è uguale per tutti, (non sogghignate), se v’è una notizia di reato, lo Stato, e, per esso, il Pubblico Ministero deve subito indagare (lui soltanto dirigendo l’investigatore), al fine di accertare se vi sia stata, o sia in corso, commissione di reato e chi l’abbia commesso. Esperita l’indagine, si rivolge al Giudice e gli chiede di condannare l’inquisito alla pena prevista. Il presunto reo si difende, ovviamente, con i propri avvocati o con quelli d’ufficio (ipotesi rarissima), solo in Tribunale se è un quisque di popolo, se, viceversa, è personaggio pubblico, oppure ricopre un incarico di potere, si deve anche difendere nei processi preliminari che si celebrano, l’ho appena detto, nei salotti televisivi, nelle trasmissioni radiofoniche, sui giornali stampati ed online e sui blogs e dal barbiere.
Dove voglio andare a parare ve lo dico subito.
In questa degenerata scacchiera, qualche qualificato giocatore di parte comincia a non starci più (ricordatevi del famoso “non ci sto – non ci sto!”).
E cosi, su un noto (per gli addetti) blog, a cura di alcuni magistrati che cercano (e non sempre ci riescono) di “uscire” dal disciplinato coro (sistema) dei colleghi, è comparso – qualche giorno fa – un vibrante appello indirizzato alla Procura Generale presso la Cassazione ed alla Sezione disciplinare del C.S.M. (deputati, rispettivamente, a promuovere ed ad istruire i procedimenti disciplinari a carico di magistrati)
Riporto l’appello con mie brevi chiose.
1) Da giorni alcuni magistrati rilanciano – nuovamente – allarmanti appelli al mondo politico – istituzionale per tutela dell’indipendenza della giustizia “minacciata” da interferenze esterne all’Ordine Giudiziario.
NDR: Si comunica, a chi non lo sapesse, che a partire da Craxi anche il governo guidato dal sig. Berlusconi, è accusato di voler riformare “la Giustizia” in senso punitivo per i magistrati, tanto per addomesticarli, (e ammansirli) incidendo così sulla loro indipendenza.
Questo problema viene agitato da oltre venticinque anni (da prima dell’avvento di Berlusconi) e quotidianamente. Basta scorrere la stampa. Anche su questo argomento, le risse giornaliere di cui abbiamo parlato all’inizio.
2) Altrettanto allarmanti – dice sempre la nota – sono i segnali che il Potere interno alla Magistratura ha inviato ai magistrati impegnati in indagini su altri Magistrati
NDR: Ecco l’inizio della sconvolgente (non per i sistemisti) notizia. Vi sarebbe un potere autonomo e sovrastante all’interno dell’ordine giudiziario, potere che agirebbe, che farebbe e che disfarrebbe con conseguenze anche sulla politica e, ovviamente, sulla società civile, ed in speciale modo sul mondo imprenditoriale e professionale. Questo potere, nella sua strategia – deve ritenersi – manderebbe segnali ai magistrati che indagano altri magistrati: c’è di che allarmarsi, dunque, come dice il preambolo. Qui si afferma (gravissimo)che, in alcuni casi, sussisterebbe una deviazione anche da parte di Giudici componenti il Collegio della Sezione disciplinare che giudica. Potere, talmente forte, che sarebbe condiviso anche dal plenum del C.S.M. Però vista la politicizzazione delle correnti che eleggono i componenti del C.S.M. che “gestisce” anche la carriera dei Magistrati, etc. etc. (questi eccetera portano lontano), gli interrogativi diventano sempre più numerosi ed angoscianti (le risse servono forse a coprire anche ciò?).
Ma tale potere si estenderebbe anche nei confronti del Giudice del riesame della sentenza della sezione disciplinare? Il Giudice è, lo ricordiamo, un Collegio composto dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione. Ove la risposta fosse positiva, (noi non lo crediamo) la domanda è lecita, tale potere quale articolazione, quale ramificazione e possanza ha?
3) Il CSM ha, tempestivamente, allontanato dalle loro indagini, questi magistrati che inquisiscono magistrati, trasferendoli, con altre funzioni, in Tribunali di altre città . Ciò è apparso come un’interferenza indebita sui processi in corso mettendo così in discussione l’indipendenza “interna”, quella che permette al singolo magistrato di applicare la legge e di non subire condizionamenti neppure se hanno origine all’interno dello stesso suo ordine di appartenenza.
NDR: La sentenza della Sezione disciplinare dunque è apparsa (la redazione non dice che lo sia) indebita interferenza sui processi in corso. L’effetto politico derivatone è che il processo è stato assegnato ad altro magistrato alla faccia (si dice così?) dell’ indipendenza interna.
Insomma, oggi, l’indipendenza del magistrato (si assume) viene, può, essere manomessa sia dall’interno (ad opera di colleghi magistrati) sia dall’esterno dal leader, governante di turno.”
4) L’indipendenza del magistrato – prosegue la nota – è un bene intangibile di tutti i cittadini, in nome dei quali la giustizia è amministrata.
NDR: È un messaggio rivolto, di fatto, ai cittadini dai quali ci si attende piena solidarietà. Epperò, sondaggi affermano che il 40/50 percento degli italiani non ha fiducia nella odierna Giustizia.
5) Il nuovo istituto delle misure cautelari disciplinari, nella riforma della materia disciplinare (ordinamento giudiziario), prosegue la nota, può interferire sui procedimenti giudiziari in corso con l’allontanamento (quale misura cautelare urgente) del magistrato dal processo a lui assegnato secondo criteri predeterminati.
6) I parametri della “correttezza” e della “opportunità”, per statuire l’allontanamento creano un doppio binario…l’imputato magistrato rispetta sì la legge sostanziale e processuale nel compimento dei suoi atti, ma questi possono divenire patologici – a torto o a ragione – in sede disciplinare.
7) Tale strumento disciplinare mette in crisi il principio che il Giudice (il magistrato?) è soggetto solo alla legge ed il principio del Giudice naturale.
8) Si perviene, così, a sottrarre il processo al suo magistrato e, nel contempo, a sottrarre il magistrato al suo processo.
NDR: La lettura della normativa sugli illeciti disciplinari, nell’esercizio delle funzioni e fuori dall’esercizio delle funzioni e quelli conseguenti a reato, va integrata con la lettura R.D.L. 31.05.46 n. 511 quale modificata da Castelli Lgs 23.02.06 n. 109 e poi da Mastella con L. 24.10.06 n. 269 c 30 4.07.07 n. 111 note con il titolo “Guarentigie della Magistratura” e senza tralasciare la normativa sui Consigli Giudiziari. Bene farebbe, però, ogni cittadino a leggere l’intero Ordinamento Giudiziario. Cosa emerge dalla lettura? L’apparato Ordinamentale comincia a mostrare vistose crepe, provenienti, appunto, dal proprio interno. Tanto fa parte della sorprendente notizia.
9) L’accertamento delle responsabilità disciplinari non è finalizzato a prevenire abusi del magistrato nel singolo procedimento in cui “procede”. Benvero, a fronte di questo “pericolo”, vi sono i controlli interni al processo ed il Giudice Penale (in generale).
10) Il ricorso alle misure cautelari va eseguito dagli organi della Sezione disciplinare in modo conforme ai principi regolatori della giurisdizione di talché nessuno possa ipotizzare che il corso naturale della Giurisdizione ne sia indebitamente influenzato.
NDR La redazione del blog, che ha redatto il riportato appello, lo diffonde alle 17.49. Nel giro di poche ore arrivano circa trecento (integralmente pubblicate) adesioni provenienti, nella maggior parte, da magistrati.
E vengo – di nuovo – alla sorprendente notizia. Alcuni magistrati, sia pure schermati, per la responsabilità, dalla firma Redazione e dal linguaggio “magistratese” e dal dichiarato fine che l’appello ( premessa ed invito) è “lanciato” proprio nell’interesse della Magistratura, e quindi, dei magistrati tutti, e principalmente, dei colleghi magistrati che ricoprono il ruolo di Giudici dei magistrati per violazioni disciplinari, alcuni magistrati, dicevo, hanno cominciato a sollevare un telo. Altro che velo.
Infatti la Dr.ssa Gabriella Nuzzi, coraggiosa ed integra – (a mio parere) – componente del Pool di PM di Salerno cui si era rivolto – a sua tutela – il sacrificato PM di Catanzaro, dr. De Magistris scrive, …omissis… sottoscrivo (l’appello)… perché si possa aprire una riflessione sugli effetti, talora perversi, della normativa disciplinare introdotta nel 2006 e sul pericolo che i suoi strumenti di intervento possano trasformarsi in armi legalizzate di annientamento dell’autonomia ed indipendenza della Giurisdizione e dei magistrati che la esercitano.
Il telo è stato sollevato. Si parla, ormai esplicitamente, di un potere interno che condizionerebbe l’indipendenza del Magistrato. È può darsi che sia solo l’inizio.
Questa è la notizia.